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23/04/2010
(ANSA) - ROMA, 19 APR - Il veterinario \"delle emergenze\" affronta i casi più disparati, dallo spiaggiamento dei capodogli alle analisi per sapere se dopo un disastro l'acqua è potabile, fino al controllo delle malattie infettive e all'igiene degli alimenti. E' quanto spiega Nicola Zizzo, docente della facoltà di medicina veterinaria dell'Università di Bari e ideatore del corso post laurea di alta formazione in interventi veterinari nelle emergenze, che dura 200 ore nel corso di un anno. \"Il corso - spiega Zizzo - nasce nel 2002 grazie ad una convenzione tra la Protezione civile e la nostra facoltà. La Protezione civile si è impegnata a fornire docenti per spiegare le sue attività, specie in caso di terremoto e alluvione\". Obiettivo principale del corso: saper svolgere il proprio ruolo al meglio nell'ambito del coordinamento dell'emergenza. E allora, in caso di alluvione, un problema spesso affrontato dai veterinari è quello della gestione delle carcasse degli animali, seppelliti dal fango oppure morti. \"Poi ad esempio c'é l'assistenza degli animali da soccorso - spiega il docente - cioé i cani impegnati nella ricerca delle persone in caso di disastro\". Una delle priorità è assicurarsi che l'acqua sia potabile e sicura, con il \"controllo delle malattie infettive di origine virale e batterica - aggiunge Zizzo - che arrivano dalle acque infiltrate nelle falde\". Un'altra direttrice di azione per i veterinari in caso di disastri è quella del ripristino della normalità riattivando il processo di macellazione, verificando le carni e dando garanzie al prodotto fresco. Bisogna inoltre occuparsi delle disinfestazioni nelle tendopoli per il pericolo di ratti, così come dell'igiene degli alimenti nelle mense, che servono migliaia di persone tutte insieme. Altro capitolo sono i controlli di cani e gatti randagi, potenziali veicoli di malattie, senza dimenticare un rifugio per gli animali domestici abbandonati o dispersi, oppure che sono sprovvisti di microchip. \"In questi contesti un rischio importante deriva dalla presenza di animali esotici - spiega Zizzo - dai rettili ai pappagalli\". Ovviamente le emergenze cambiano a seconda del luogo e della situazione. Non manca anche una possibile \"emergenza chimica\", che prevede ad esempio controlli delle sostanze pericolose su foraggi e carni. Ma nonostante le recenti catastrofi, negli ultimi due anni il corso non ha raggiunto il numero minimo di iscritti, \"anche se sono stati già formati - aggiunge il docente - circa 100 veterinari, provenienti da Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Campania\". Perché non si trovano veterinari interessati? \"In generale la risposta al disastro lo Stato ce l'ha - spiega Zizzo - ed è la Protezione civile, che è all'avanguardia\". Il problema sono proprio le risorse umane, dove \"rimane una forte componente volontaria\". (ANSA).
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