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19/09/2011
Roma, 13 set. (Adnkronos Salute) - Monta la protesta su Facebook per l'aumento dell'Iva al 21% che coinvolgerą anche le cure veterinarie. Medici degli animali, proprietari di cani e gatti e cittadini contestano sul social network non solo il rincaro dell'aliquota, ma il principio stesso dell'applicazione dell'imposta su prestazioni di salute e su obblighi di legge. E' quanto sottolinea una nota dell'Associazione nazionale medici veterinari (Anmvi), che sulla sua pagina virtuale ospita le proteste. Chi lascia un messaggio sulla 'bacheca' dell'Anmvi - evidenzia la nota - condivide le richieste dell'associazione al Governo: che le prestazioni veterinarie siano escluse dall'aumento al 21%; che si applichi l'Iva ridotta del 10% sulle cure veterinarie e che vengano esentate le spese veterinarie obbligatorie e tutte le prestazioni di prevenzione per la tutela della sanitą pubblica. L'aumento dell'Iva, stimato in quasi 100 euro l'anno per una famiglia di tre persone - ricorda l'Anmvi - compromette la prevenzione veterinaria e rischia di vanificare la lotta al randagismo: l'intervento di sterilizzazione chirurgica sui randagi e sugli animali di proprietą per il controllo della popolazione animale dovrebbe essere Iva esente. In questo modo, il Governo ha rinunciato anche a combattere il randagismo. Esenti dovrebbero essere anche gli obblighi di legge come alcune vaccinazioni (č tassata la profilassi antirabbica per la prevenzione di una zoonosi letale) e l'identificazione con microchip per la registrazione nell'anagrafe degli animali da compagnia: un gesto fondamentale quello dell'identificazione, per il rintraccio del proprietario in caso di smarrimento o di furto dell'animale, per risalire ai colpevoli nei casi di reato e violazioni ai danni dell'animale o dell'incolumitą pubblica, in caso di aggressioni canine. Una anagrafe aggiornata - conclude l'Anmvi - č fondamentale anche per la pianificazione finanziaria dei fondi che lo Stato versa annulmente alle Regioni per combattere il randagismo e gestire i canili.